giovedì 12 aprile 2012

Miti


MITI


Il mito della scrittura presso i Sumeri


I Sumeri attribuirono l'invenzione della scrittura ad un loro eroe leggendario: Enmenkar. Un celebre mito narra le traversie di questo mitico sovrano di Uruk, antenato dello stesso Gilgamesh, che invia a Ensukeshdanna, re di Aratta, un messaggero. Questi dovendo riferire, viaggiando da una corte all'altra, messaggi sempre più lunghi, non riesce a ricordare tutte le parole. A questo punto Enmenkar prende dell'argilla, l'appiattisce come una tavoletta e vi scrive sopra, dando inizio alla scrittura.


Tavoletta di argilla con scrittura cuneiforme

 

 

L'origine della scrittura nel Fedro di Platone: il mito di Teuth


Platone nel Fedro fa raccontare a Socrate il mito che spiega l'invenzione della scrittura. Il dio Teuth, divinità egizia, si reca presso re Thamus, sovrano di Egitto, per sottoporgli le sue invenzioni, tra le quali figurano le lettere dell'alfabeto e l'arte della scrittura. Secondo Teuth, grazie alla scrittura, gli Egizi potrebbero diventare più sapienti e la loro memoria si rafforzerebbe. Re Thamus frena l'entusiasmo di Teuth, sostenendo che la scoperta della scrittura non sarebbe un rafforzamento ma un impoverimento della memoria degli uomini perché li abituerebbe a ricordare i concetti soltanto attraverso segni esterni; la scrittura, inoltre, non aumenterebbe la conoscenza ma l'arroganza del sapere, impedendo di arrivare alla verità.

Teuth, divinità egizia



I primi inventori della scrittura nelle Fabulae di Igino (Igino,Fabulae, 277)


[...]Le Parche, Cloto, Lachesi e Atropo, inventarono sette lettere dell’alfabeto greco: A B H T Y ...... altri dicono che le inventò Mercurio dal volo delle gru, che quando volano disegnano in cielo delle lettere. Anche Palamede, figlio di Nauplio, inventò undici lettere ......, Simonide altre quattro, W E Z F, il siciliano Epicarmo due, P e Y. Dicono che Mercurio abbia portato per primo le lettere greche in Egitto e che dall’Egitto Cadmo le abbia portate in Grecia; poi Evandro, esule dall’Arcadia, le portò con sé in Italia, dove sua madre Carmenta le trasformò in latine, quindici di numero. Apollo aggiunse le altre con la sua lira. [...]


Le Parche: Cloto, Lachesi e Atropo


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