sabato 14 aprile 2012

Narrazioni: fiabe

 

NARRAZIONI


Fiabe



Shams an-Nahar al principe di Persia Ali ibn Bakkar!

La persona che vi darà questa lettera vi dirà di me, meglio di quanto io possa fare, poiché io non mi conosco dacché non vi vedo. Priva della vostra presenza, cerco di ingannarmi, scrivendovi queste poche righe, con lo stesso piacere che se avessi la felicità di parlarvi.
Si dice che la pazienza è un rimedio a tutti i mali, e invece essa esaspera i miei e non li calma. Quantunque il vostro ritratto sia profondamente scolpito nel mio cuore, i miei occhi desiderano incessantemente rivedere l'originale, e perderebbero tutta la luce se per necessità ne restassero più lungamente privi. Posso sperare che i vostri occhi abbiano la stessa impazienza di vedermi? Sì, lo posso, me l'hanno fatto comprendere coi loro teneri sguardi.

Quanto a voi, o principe, sarei felice, se i miei desideri, così uguali ai vostri, non fossero contrariati da ostacoli insuperabili. Simili ostacoli mi affliggono tanto più vivamente in quanto affliggono anche voi.

Questi sentimenti che la mia mano traccia, e che esprimo con un piacere incredibile, ripetendoli più volte, vengono dal più profondo del mio cuore e dalla ferita incurabile che mi avete inferta, ferita che io benedico mille volte, ad onta della mia sofferenza per la vostra lontananza. Non mi curerei di ciò che si oppone ai nostri amori se mi fosse concesso qualche volta di vedervi liberamente. Allora vi possederei, e chi potrebbe essere più felice di me?

Non supponete che queste mie parole dicano più di quanto penso. Ohimè! Qualunque espressione abbia potuto scrivere, sento che è inferiore a quanto penso. I miei occhi, che sono in continua veglia, versano incessantemente lacrime, aspettando il momento di rivedervi; il mio cuore afflitto non desidera che voi; mi sfuggono sospiri ogni volta che penso a voi, cioè ogni momento; la mia immaginazione non mi rappresenta altri oggetti se non il mio caro principe. I lamenti che innalzo al cielo per la durezza del mio destino e la mia tristezza, le mie inquietudini, i miei tormenti, che non mi danno nessuna tregua dacché non vi vedo, vi mostrino la verità di quanto vi scrivo.
                                                          
[...]

Ibn Tahir la prese e lesse quel che segue:
Il principe di Persia alla bella Shams an-Nahàr!

Io ero immerso in un'afflizione mortale quando ho ricevuta la vostra lettera. Al solo vederla sono stato invaso da una gioia ineffabile: ed alla vista dei caratteri tracciati dalla vostra bella mano, i miei occhi hanno ricevuto una luce più viva di quella che avevano i vostri, allorché si chiusero ad un tratto ai piedi del mio rivale.

Le parole che contiene la vostra bella lettera sono altrettanti raggi luminosi, che hanno dissipato le tenebre che mi oscurano lo spirito. Esse mi fanno sapere quanto soffrite per me, non ignorando quanto io soffro per voi: e perciò sono di balsamo ai miei mali. Da una parte mi fanno versare abbondanti lacrime, dall'altra infiammano il mio cuore d'un fuoco che lo sostiene e m'impedisce di morire di dolore.

Io non ho avuto un momento di riposo dopo la nostra crudele separazione. Solo la vostra lettera reca qualche sollievo ai miei mali. Sono stato mesto e silenzioso, finché non l'ho ricevuta; essa mi ha ridonato la parola. Ero immerso in una profonda malinconia: essa mi ha ispirato una gioia immensa.

La mia sorpresa, nel ricevere un favore che non merito, è stata così grande che non sapevo da dove cominciare per dimostrarvene la mia riconoscenza.

Finalmente, dopo averla baciata più volte, come una prova preziosa della vostra bontà, l'ho letta e riletta, restando confuso della mia felicità. Voi volete che io vi ripeta che vi amo ancora? Ah! Anche se non vi amassi immensamente come vi amo, non potrei non adorarvi dopo tutte le straordinarie prove d'amore che mi avete date.

Sì, anima mia, io vi amo, e sono fiero di bruciare per tutta la vita al dolce incendio che avete acceso nel mio cuore. Non mi lamenterò mai del vivo ardore che mi consuma, e per quanto siano crudeli i mali cagionati dalla vostra lontananza, io li sopporterò fieramente con la speranza di vedervi un giorno. Piacesse al cielo che ciò potesse avvenire in questo stesso momento, e che invece di mandarvi la mia lettera mi fosse permesso di venire ad assicurarvi che muoio d'amore per voi! Le lacrime mi impediscono di dirvi altro. Addio.


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